"Capitano famoso, con fama di eccellente guerriero. Audace.
Esperto nell’arte della guerra. Eccellente nell’arte della guerra e della pace."
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A.D. 1282 (Giugno) Difende Gerona contro i francesi del Re Filippo III l’Ardito. I nemici sono costretti a ritirarsi per la peste comparsa nel campo.
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A.D. 1286 (Settembre) Gerona si arrende agli avversari. Raimondo si trasferisce in Italia.
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A.D. 1313 Si unisce con i fuoriusciti d Alessandria e devasta il territorio; catturato in una sortita dai ghibellini di Alessandria, è incarcerato nella città.
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A.D. 1316 E' liberato con i Lanzavecchia dopo tre anni.
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A.D. 1319 Passa al servizio di Roberto d’Angiò e passa alla difesa di Genova, che è assediata da Marco Visconti e dai fuoriusciti. Insegue i nemici fino al porto di Gereso e li provoca con continue scaramucce.
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A.D. 1320 Si trova in Provenza ed è nominato ammiraglio dagli angioini. In estate lascia la Provenza con 55 galee, si congiunge a Portovenere con altre 20 galee genovesi e contrasta la flotta siciliana di Federico d’Aragona e dei fuoriusciti, comandata da Corrado Doria e forte di 64 galee. Alla notizia del suo arrivo, i nemici arretrano a Porto Pisano prima e verso Napoli poi. Si mette al loro inseguimento ed intercetta le navi siciliane presso Ischia; gli avversari gli sfuggono. Si reca a Napoli e la flotta si disperde con un nulla di fatto.
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A.D. 1320 (Settembre) Viene nominato dal Papa Giovanni XXII suo siniscalco e suo vicario in Lombardia. E’ a Valenza, da dove dichiara guerra ai Visconti; espugna Montecastello, la mette a sacco e porta prigionieri in Alessandria molti uomini, donne e bambini.
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A.D. 1321 (Maggio) Viene ad Asti con 1200 cavalli; si impadronisce di Quattordio e Solero.
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A.D. 1321 (Giugno) A Valenza; occupa Pontecurone: spoglia delle armi i cavalli tedeschi catturati e li lascia liberi dietro il pagamento di una taglia di 6000 fiorini. Entra in Quargnento e vi fa prigionieri altri tedeschi, che sono svaligiati: pretende anche per il loro rilascio una taglia di 6000 fiorini. Ha a patti Occimiano, entra in Sezzadio, si ferma sotto Alessandria per cinque giorni, guasta vigneti e piante da frutta del contado: vengono pure uccisi, dai suoi uomini, 150 contadini e molti altri sono feriti. Falliscono i suoi tentativi su Vercelli e Tortona; frati francescani e domenicani girano per le città e per le campagne predicando contro gli eretici di Milano. Non esita a volgersi contro Filippo di Savoia Acaia cui cerca di riprendere Savigliano: il papa si affretta ad intervenire, per cui riprende la sua azione ai danni dei viscontei.
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A.D. 1321 (Novembre) E' battuto dai ghibellini a Bardi.
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A.D. 1322 (Febbraio-Marzo) Notifica a Matteo Visconti a Bergoglio l’accusa di eresia: viene predicata ufficialmente la crociata contro il signore di Milano. A marzo ritorna a predare sotto Alessandria.
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A.D. 1322 (Aprile) Conquista la bastia di Mongerano, alla cui guardia si trovano 50 cavalli; riceve in rinforzo 500 balestrieri genovesi ed ha il castello di Vazolo, presso Voghera.
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A.D. 1322 (Maggio) Esce da Valenza con 1500 cavalli e innumerevoli fanti, tutti crociati. Penetra nel pavese; si congiunge alla sua inziativa, almeno per breve tempo, anche Enrico d’Asburgo con 2000 cavalli. Il capitano tedesco, tuttavia, si fa corrompere dai Visconti, per cui Raimondo rientra in Piemonte. Devasta l’alessandrino per dieci giorni, distrugge castelli e borghi, brucia case e raccolti; attraversa il Tanaro, punta su Novi Ligure ed espugna con l’apporto di 500 balestrieri genovesi Pozzolo Formigaro: la località è subito ripresa da Marco Visconti.
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A.D. 1322 (Giugno) Con Bernardo di Monsolito (1200 cavalli) assedia la rocca di Bassignana sul Po; fa scavare trincee tutto attorno ad essa e fa mettere delle grosse catene sul fiume affinché non vi entrino vettovaglie da Pavia o da Piacenza.
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A.D. 1322 (Luglio) E’ attaccato da 2200 cavalli e da molti fanti capitanati da Marco Visconti e da una flottiglia fluviale condotta da Gherardino Spinola: agli ordini di Raimondo non vi sono che 1200 cavalli e 2000 fanti. Assale i nemici, li respinge al ponte del Po: le prime due cariche di cavalleria terminano con la morte di 300 cavalli viscontei. Alla fine, il maggior numero degli avversari prevale ed egli viene catturato con 400 cavalli (fra i pontifici restano uccisi 150 cavalli e molti fanti). La stessa notte riesce a fuggire a Valenza, dove con il cardinale Bertrando del Poggetto concerta nuovi piani per la continuazione della guerra.
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A.D. 1322 (Agosto) Trascorrono 45 giorni e riceve in rinforzo 300 cavalli, con i quali si porta ad Asti. E’ qui raggiunto da altri 1000 cavalli pontifici e da altri 300 che, fatti prigionieri a Bassignana, sono stati rilasciati dai viscontei.
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A.D. 1323 (Febbraio) Irrompe in Bassignana e vi resta venti giorni. Entra per trattato in Tortona con 500 cavalli ed i guelfi fuoriusciti della città.
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A.D. 1323 (Marzo) Si impossessa della rocca di Tortona con un breve assedio ed ottiene alcuni castelli del pavese.
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A.D. 1323 (Aprile) Entra con i suoi cavalli provenzali (sempre per trattato) in Alessandria. Negli stessi giorni Enrico di Fiandra si collega con le truppe ecclesiastiche.
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A.D. 1323 (Maggio) Parte da Tortona e viene a Piacenza per allontanare dalla città Vergusio dei Landi. Penetra in Monza, grazie ad uno scontro tra mercenari italiani, provenzali, guasconi e tedeschi, terminato con la morte di 50 cavalli e la diserzione dal campo visconteo di Simonino Crivelli.
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A.D. 1323 (Giugno) Si allontana da Monza e muove su Milano alla testa di 8000 cavalli e 30000 fanti forniti da pontifici, angioini, Firenze, Bologna, Parma, Reggio Emilia, cui si aggiungono i fuoriusciti di Milano e molti cavalli tedeschi che disertano dal campo visconteo. A Sesto San Giovanni gli si fanno incontro Galeazzo e Marco Visconti con 2000 cavalli: i nemici ripiegano quasi immediatamente nella città, perché troppo inferiori di forze. Il Cardona ha a forza i borghi di porta Nuova e quelli di porta Renza, che dà alle fiamme; cadono nelle sue mani anche il borgo di porta Comacina, nel quale si accampa e da dove incomincia le operazioni di assedio. Blocca il flusso delle acque del Ticinello verso l’interno di Milano e dispone tutto l’esercito attorno alla cinta muraria, con rafforzamenti al monastero di Santo Spirito, a porta Vercellina ed a porta Romana. Il giorno di San Giovanni Battista i fiorentini fanno correre un palio in segno di disprezzo verso i difensori; da parte sua, avvicina le macchine da guerra alle mura, respinge una sortita di Galeazzo Visconti diretta a disturbare i lavori dei guastatori e cerca di subornare i mercenari al soldo degli avversari affinché gli aprano le porte o disertino nel suo campo: al contrario, 500 cavalli pontifici lasciano le sue insegne e passano al nemico.
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A.D. 1323 (Luglio) La peste imperversa nel campo ed in pochi giorni si segnalano 300 morti e 800 ammalati gravi; in Milano entrano, invece, in rinforzo altri 1100 cavalli e 1000 fanti. La situazione di disagio crescente fa sì che al Cardona non restino che 2500 cavalli utili: decide di ripiegare a Monza con le salmerie.
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A.D. 1323 (Agosto) Viene assediato in Monza.
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A.D. 1323 (Settembre) Disperde una colonna di ghibellini proveniente da Bergamo.
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A.D. 1323 (Ottobre) Approfitta della peste, che ora infuria anche nel campo avverso e fa uscire da Monza i fanti ed i balestrieri genovesi. I viscontei retrocedono ed abbandonano i loro beni nelle mani dei pontifici e dei loro alleati.
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A.D. 1323 (Novembre) Marco Visconti recupera la rocca di Cassano d’Adda con il relativo ponte: i difensori si arrendono, nonostante che Raimondo sia nei pressi, a Gorgonzola.
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A.D. 1324 (Gennaio) Tenta di avere con un colpo di mano Lodi. Manda alcuni pescatori e dei soldati vicino alle mura cittadine: viene aperta una breccia ed i fanti irrompono nella città con i fuoriusciti di Lodi e di Crema. Intervengono i Vistarini ed i guelfi sono vinti.
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A.D. 1324 (Febbraio) Lascia Monza con Enrico di Fiandra e Simone della Torre (1000 cavalli) ed occupa il castello di Vaprio d’Adda. Gli vengono contro da Milano Galeazzo e Marco Visconti con 1200 cavalli tedeschi e moltissimi fanti. E’ assediato nella fortezza: rimasto senza vettovaglie, Raimondo cerca la battaglia campale. Gli arcieri nemici gettano lo scompiglio fra i suoi uomini; la cavalleria gli impedisce il passo ed il fiume in piena ostacola ogni possibilità di guado; alle spalle gli avversari riescono ad incendiare il castello. Intrappolato, è catturato con il conte di Fiandra, mentre il Della Torre muore annegato nell’Adda. Viene condotto a Milano.
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A.D. 1324 (Novembre) E’ rilasciato da Galeazzo Visconti, con la promessa che si sarebbe fatto parte attiva per attivare un negoziato con i pontifici ed il giuramento di non portare più le armi contro i ghibellini milanesi ed i loro alleati. Viene così simulato un tentativo di fuga, per mezzo del quale raggiunge la pusterla di San Marco e da qui perviene a Monza con due guardiani ed un suo uomo di fiducia.
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A.D. 1324 (Dicembre) E’ rieletto Capitano Generale: il Pontefice lo svincola da ogni giuramento e gli ordina di accettare il mandato conferitogli.
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A.D. 1325 E’ segnalato in Provenza.
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A.D. 1325 (Marzo) Sbarca a Talamone e si porta a Firenze per combattere il signore di Lucca, Castruccio Castracani. Gli è concessa una condotta di 250 cavalli per un anno, con uno stipendio di 4800 fiorini.
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A.D. 1325 (Maggio) Fa il suo solenne ingresso in Firenze e sulla piazza di San Giovanni gli sono date le insegne del comando. Assedia il castello di Artimino, che appartiene ai pistoiesi, i cui difensori si arrendono a patti in pochi giorni (297 prigionieri). Nel frattempo, dopo lo scontro con i terrazzani fucecchiesi, Castruccio Castracani non dimentica la sconfitta subita, ha bisogno di sfogo e di rivincita. Difatti il 22 maggio 1325 con le sue truppe marcia alla volta di Castelfranco con 150 cavalieri, deciso a far pagare a quel castello l’aiuto dato ai fucecchiesi la famosa notte del 19 dicembre. I fiorentini muovono contro con 120 uomini a cavallo e scoppia di nuovo la cruenta e sanguinaria battaglia. Ma un messo giunto a Fucecchio chiede soccorso, 100 cavalieri fucecchiesi muovono in soccorso a Castelfranco, ed i lucchesi vista tanta foga, fuggono inseguiti dai fucecchiesi. Intanto al Conte Novello succede Raimondo da Cardona, glorioso soldato di ventura spagnolo, Capitano degli archibusieri, eletto Capitano Generale dell’esercito Guelfo d’Italia, il quale freme di impazienza per potersi misurare con Castruccio.
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A.D. 1325 (Giugno) Si dirige su Prato con 2100 cavalli (di cui 500/600 fiorentini, 600 francesi, 200 tedeschi, 250 catalani, 100 borgognoni e 450 fra guasconi, fiamminghi, provenzali ed italiani) e 15000 fanti della città e del contado: il costo giornaliero dell’esercito è valutato in 3000 fiorini. Esce da Prato ed entra nel pistoiese; devasta il territorio di Agliana, giunge nella valle dell’Ombrone ed il giorno di San Giovanni Battista fa correre il Palio davanti a Pistoia.
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A.D. 1325 (Luglio) Assedia Tizzano e manda di notte a prendere possesso delle paludi della Guisciana, il suo mariscalco Bornio di Borgogna con 500 cavalli. Raimondo, parte quindi da Tizzano, supera la Guisciana e costringe ad arrendersi a patti la guarnigione di Cappiano. Il 9 luglio distacca il grosso delle sue forze, 500 cavalieri che agli ordini di Bandino de’ Rossi, manda a Fucecchio per riunirsi con gli usciti da Lucca, dopo di che gettano un ponte di legno sulla Gusciana, oggi Usciana, e si accampano attorno a Cappiano. Il 13 luglio Cappiano capitola e pochi giorni dopo, il 21 luglio, cade nelle sue mani anche Montefalcone ed alle truppe si uniscono numerosi guelfi; il suo esercito ascende ora a 3500 cavalli. Il Castracani lascia allora Pistoia, attraversa la val di Nievole e pone il suo campo a Vivinaia: rafforzato da milizie ghibelline, si fortifica sul Ceruglio (Montecarlo) con fosse e steccati. L’esercito fiorentino punta ora deciso su Altopascio che stringe l’assedio; dura ed eroica è la difesa del castello, ma non vale a nulla. Altopascio cede e viene occupato dai fiorentini esultanti per le tante incontrastate vittorie. Fucecchio entusiasta di Raimondo, il quale con il suo esercito era riuscito nell’arduo compito di difendere il Castello fucecchiese dagli invasori restituendogli così la libertà di vivere, dette ad una Porta del proprio Castello il nome del valoroso Capitano, chiamandola in suo onore "PORTA RAIMONDI".
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A.D. 1325 (Agosto) Raimondo assedia Altopascio alla cui guardia si trovano 500 fanti; i difensori si arrendono a patti, alla condizione di non essere soccorsi entro il termine di due giorni. Vince i nemici a Carmignano (450 uomini fra morti e prigionieri nelle file lucchesi) e si impossessa di tale castello. Le sue truppe sono colpite dalla malaria.
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A.D. 1325 (Settembre) Diminuisce il numero degli uomini a sua disposizione non solo per le malattie, ma anche per le malversazioni sue e del suo maresciallo che, per denaro, danno la licenza di andarsene a chiunque lo desideri. E’, inoltre, mal consigliato da alcuni fiorentini, per cui culla la speranza di divenire signore di Firenze: non conduce l’esercito a Santa Maria a Monte, ma decide di attaccare senza indugio i lucchesi. Si attenda all’abbazia di Pozzevero, sulle rive del lago di Bientina, e da qui porta delle scaramucce. Raimondo si accorge, alfine, di trovarsi in una posizione inadeguata ed invia Bornio di Borgogna e Urlimbacca Tedesco tra Montechiaro e Porcari affinché con i guastatori facciano delle spianate per aggirare gli avversari. Ha così inizio un primo combattimento presso Altopascio: il Castracani invia più schiere per impedire quei lavori e, in un secondo momento, scende dall’alto delle colline con il grosso delle sue truppe. Raimondo non fa, viceversa, intervenire rinforzi ed Urlimbacca Tedesco viene catturato. Allo scontro seguono alcune trattative con i lucchesi, che permettono al Castracani di rafforzarsi con 1000 cavalli, di cui 800 condotti da Azzone Visconti e 200 da Passerino Bonacolsi. Raimondo non si ritira, sfida anzi a battaglia il capitano rivale: d’altra parte ha a sua disposizione 2000 cavalli e 8000 fanti, contro i 2300 dei lucchesi. A fine mese, il Castracani cala da Vivinaia: la fuga di Bornio di Borgogna (che comanda la seconda schiera con 800 cavalli) e la sua inazione provocano la disfatta dei fiorentini. Due bandiere di cavalli tedeschi di Azzone Visconti si impadroniscono del ponte di Cappiano sulla Guisciana e tagliano ogni via di ritirata. Pochi sono i morti nel combattimento (110 fra i fiorentini); molto più numerosi sono i prigionieri (770 cittadini di Firenze, senza contare gli alleati ed i mercenari). Raimondo si consegna nelle mani del Visconti.
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A.D. 1325 (Novembre) Deve seguire il Castracani nel suo ingresso trionfale in Lucca. Viene incarcerato.
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A.D. 1328 (Ottobre) Alla morte del Castracani, viene liberato con il figlio dall’imperatore Ludovico il Bavaro su pressione del Re d’Aragona e dietro il pagamento di una taglia di 4000 fiorini. Passa al soldo dell’imperatore, che lo manda a Pisa per riscuotere una taglia di 100.000 ducati da lui imposta alla città.
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A.D. 1331 (Aprile) Ha l’incarico di castellano di Miranda e di Vicario ad Otricoli.
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A.D. 1333 E’ al servizio del Re Alfonso d’Aragona, che lo nomina suo Vicario in Sardegna ed in Corsica. Affronta i genovesi, scorre il mar ligure con 40 galee e saccheggia numerose località rivierasche.
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A.D. 1334 E’ Vicario aragonese in Sardegna.
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A.D. 1335 (Giugno) E’ inviato in soccorso dei perugini, per contrastare Pier Simone Tarlati. Raimondo da Cardona muore probabilmente nello stesso anno.